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II - Vita nel giudicato - la corte

Clara Murtas. Illustrazioni di Pia Valentinis.

 

Quando Eleonora era bambina, la sua famiglia era amica della casa regnante d’Aragona che governava la Catalogna, una regione della Spagna. Sappiamo che Mariano, suo padre, aveva studiato presso quella corte e lì aveva scelto tra le nobili damigelle la sua sposa; si chiamava Timbora di Roccabertì, e gli aveva dato tre figli: Ugo, Beatrice ed Eleonora.

In Sardegna, allora, i re venivano chiamati Juyghes (giudici) ed i principini donnikellos (donnicelli).

La vita nella corte giudicale d’Arborea non era molto diversa da quella delle altre corti europee: i tre figli del giudice Mariano studiavano la musica, il latino, la geometria, parlavano il toscano ed il sardo, ma anche il catalano; Beatrice ed Eleonora imparavano le buone maniere, tessevano e ricamavano ma cominciavano anche a cavalcare, mentre Ughetto, il più grandicello, l’erede al trono, già si addestrava alle armi.

I donnikellos d’Arborea scorrazzavano dappertutto, seguendo gli stallieri nelle scuderie, curiosando nelle cucine e giocando a mosca cieca o con spade di legno o bambole di stoffa. Vivevano circondati dai parenti, dai monaci ai quali era affidata la loro istruzione e da una schiera di funzionari: l’armentariu de logu, che controllava le entrate dello Stato, il majore de camera che curava gli interessi privati del giudice, il majore de caballos, addetto ai cavalli ed alle cacce, e dai buiachesus, le guardie del giudice.

I giudici ricevevano ospiti e ambasciatori dalla Francia, dalla Spagna, da Pisa e da Roma nel loro palazzo di Oristano, ma spesso dovevano andare ad amministrare la giustizia nelle Corone de Logu, i tribunali che si riunivano nei villaggi, percorrendo il regno sul carro o a cavallo, su strade sterrate polverose d’estate e fangose d’inverno, e in quei periodi abitavano nei loro castelli, costruiti in cima a rocche inaccessibili. Essendo molto religiosi, talvolta andavano a visitare i santuari, che in quel tempo erano sorti numerosi, oppure partecipavano alle silvas, le battute collettive di caccia. La partecipazione alle silvas era obbligatoria anche per il popolo, in quanto nell’isola la selvaggina era tanto abbondante da minacciare spesso le coltivazioni e i raccolti.

 Quando era inverno e fuori era freddo i donnikellos si rannicchiavano accanto al camino nella sala privata del palazzo di Oristano e amavano sentire raccontare dalla madre le storie di cavalieri e dame, ma soprattutto la storia del loro regno: il giudicato d’Arborea.