Obler Luperi
Secondo un manoscritto scomparso, citato dallo storico del XVI secolo Giovanni Francesco Fara, il 1070 fu un anno di grande cambiamento per la città di Oristano. Intorno a quella data, infatti, si ritiene concluso lo spostamento delle autorità politiche e religiose dall’antico centro di Tharros, ormai in abbandono, alla cittadina di Aristiane, destinata a divenire la nuova capitale del Giudicato d’Arborea.
Le origini del nucleo abitativo di Aristiane, antico nome della città attestato per la prima volta in un’opera geografica degli inizi del VII secolo d.C., probabilmente vanno ricercate nell’evoluzione di una delle tante ville rustiche, che in epoca romana costellavano il Campidano Maggiore. Se altri complessi simili subirono un lento abbandono nel corso dei secoli, lo sviluppo dell’originario agglomerato di Oristano invece trasse giovamento dalla vicinanza con l’incrocio tra due delle più importanti strade romane, la via a Tibulas Sulcis e la via a Turre Karalis.
La situazione d’instabilità nel Mediterraneo all’indomani del collasso dell’Impero Romano d’Occidente aveva creato condizioni generalizzate di insicurezza, generando anche nell’Oristanese un fenomeno di lento spopolamento delle campagne e delle aree litoranee a favore dei centri più interni. Aristiane sorgeva nel vicino retroterra, protetta da un sistema idrografico naturale composto da stagni, canali, fiumi e paludi capaci di rendere più complicati eventuali tentativi di aggressione dal mare. Probabilmente anche grazie a queste caratteristiche divenne luogo d’attrazione per chi decideva di abbandonare le coste e le zone rurali.
Nonostante le testimonianze archeologiche, seppur sporadiche, attestino una presenza umana nell’area fin dal periodo nuragico, un primo sviluppo topograficamente organizzato sembra poter essere collocato almeno a partire dal periodo della dominazione bizantina dell’isola (VI-X secolo circa). Come si evince dalla forma attuale dei quartieri del centro storico e dalla posizione delle chiese più antiche (originariamente extra urbane), l’abitato doveva essere compreso all’interno di un perimetro formato dalle attuali vie Duomo, De Castro, Garibaldi e Angioy.
Scavi archeologici condotti nel sagrato della Cattedrale hanno permesso di localizzare un coemeterium suburbano databile, nelle fasi più antiche, al VI-VII secolo d.C. Questo importante ritrovamento permetterebbe di rimandare la data di costruzione della originaria chiesa di Santa Maria Assunta a molti secoli prima della più antica attestazione scritta ad oggi conosciuta, datata 1131, e alla monumentalizzazione della città per opera dei Giudici.
Sono tuttavia molto pochi i resti tangibili della città precedente il periodo giudicale. Se si escludono i pochi reperti archeologici ritrovati fortuitamente o durante campagne di scavo urbano, può considerarsi appartenente al periodo bizantino la prima fase della chiesa del Santo Spirito, che conserva ancora nei paramenti murari del catino absidale tecniche edilizie comparabili a esempi del VII-VIII secolo. Al IX secolo invece è ascrivibile un frammento di pilastrino di marmo, oggi reimpiegato come sostegno della statua gotica della Madonna del Rimedio nella cappella omonima della cattedrale di Oristano.
Aggiornamento: 11 novembre 2017
Maria Grazia Mele, Oristano giudicale: Topografia e insediamento, CNR, Cagliari 1999.
Raimondo Zucca, Zerkis, iudex arborensis, in Giampaolo Mele (ed.), Giudicato d’Arborea e Marchesato di Oristano: proiezioni mediterranee e aspetti di storia locale. Atti del 1° Convegno Internazionale di Studi (Oristano, 5 – 8 Dicembre 1997), ISTAR, Oristano 2000, pp. 1103-1112.
Raimondo Zucca, APIΣTIANHΣ, in Forme e caratteri della presenza bizantina nel Mediterraneo occidentale: la Sardegna (secoli VI-XI), a cura di P. Corrias, Cagliari 2012, pp. 95-102.