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Struttura delle forze armate nel Giudicato d'Arborea

Andrea Garau

 

Nel Giudicato d’Arborea il nerbo dell’esercito era fondato sul servizio militare dovuto dalla totalità dei sudditi, di età compresa tra i 14 e i 60 anni: ciascuno, al momento della chiamata, doveva autonomamente provvedere al proprio ar­mamento e a un rifornimento personale di viveri per venti giorni. I sudditi erano mobilitati attraverso il siste­ma delle mute, secondo cui le forze di ogni villaggio veni­vano suddivise in tre parti, che si muovevano alternativamenteverso gli scenari bellici. Il sistema era mirato a garantire l’ininterrotta continuità delle attività di produ­zione agropastorale, alla base della sussistenza collettiva e dell’economia dell’Isola. Quando la prima muta era al fronte, una seconda era già in cammino per dare il cambio alla prima, men­tre la terza era impegnata nei lavori di produzione. Quando la seconda muta dava il cambio alla prima, questa rien­trava verso il villaggio. Giuntavi, riprendeva il lavoro, e la terza muta si incamminava verso il fronte per dare il cambio alla seconda. Si creava così un flusso di uomini circolare.

I reparti di cavalleria autoctoni erano for­mati da liberi cavalieri, i lieros de cavallu, medi e grandi proprie­tari terrieri che potevano e dovevano fornire la loro prestazione militare a cavallo, possibilità che non erano in grado di garantire gli altri sudditi (contadini o pic­coli proprietari), dal momento che ognuno doveva servire se­condo la propria condizione sociale.

La Kita de Buiakesosera un corpo militare addetto alla protezione dello judike. A capo era posto il majore de janna ('ufficiale di porta'), scelto tra le famiglie più influenti del Giu­dicato, mentre non si conosce l’estrazione sociale dei Buiakesos stessi, per quanto dovessero essere delle figure a cui veniva riconosciuta una totale affidabilità.

Le scolcheerano milizie rurali che avevano il compito di assicurare il rispetto delle leggi e delle norme della vita agropastorale. A capo era posto il majore de scolca ('ufficiale di scolca'), nominato dal curadore, figura a capo della curatorìa (sezione amministrativo-territoriale) in cui la scolca avrebbe operato. I membri erano reclutati fra gli uomini aventi tra i 14 e, in questo caso, i 70 anni.

Oltre atale struttura, le fon­ti riportano un largo impiego di truppe mercenarie di origine straniera, che andavano a rafforzare, con la loro esperienza di soldati di professione, la composizione dell’esercito giudicale.

Tutti i sudditi prestavano dunque servizio nel corso di tutta la vita: in tal modo, cia­scun uomo non poteva dirsi totalmente estraneo alle dinamiche del combattimento, configurando la realtà giudicale come una società dedita alla consuetudine delle armi. Seppur le forze armate non si fondassero su militi di professione, ogni uomo era però a conoscenza dei fondamenti della vita militare: ogni villaggio poteva dirsi costantemente protet­to da possibili attacchi, ed era più semplice radunare le forze necessarie, in qualsiasi punto dell’Isola, in situazioni di necessità o difficoltà.

 

Aggiornamento 10 marzo 2019

Tracce bibliografiche

AlessandraCioppi, Battaglie e protagonisti della Sardegna medioevale, AM&D Edizioni, Cagliari 2008.

Graziano Fois,L’organizzazione militare nel Giudicato d’Arborea, in «Medioevo. Saggi e rassegne», 13 (1988), pp. 35-51.

Andrea Garau,Mariano IV d’Arborea e la Guerra nel Medioevo in Sardegna, Condaghes, Cagliari 2017.